martedì 14 settembre 2010

ma che razzismo...

Mia mamma è una donna forte, intelligente che si è sempre fatta in 4 per la famiglia. Mia mamma è la donna che quando ero piccina mi insegnava che non si può generalizzare, che la diversità degli altri ci arricchisce . Mia mamma era quella donna. Proprio per quello io non ho mai avuto alcun dubbio riguardo all'idea di farmi aiutare da lei, mio padre e i miei suoceri a crescere la mia piccolina, ma oggi ho avuto un dubbio..

Oggi l'ho vista molto invecchiata, diversa dalla donna che ammiravo da bimba..

Oggi è il primo giorno di scuola di mia nipote. Chiamo la piccola che mi fa il suo personalissimo resoconto. Disappunto per non essere in banco con l'amichetta già conosciuta (ma le ho detto che se fosse accaduto non avrebbe più stretto altre amicizie, invece se i banchi ruotano sarà amica di tutti), gioia per l'evento, per i compagnucci che sembrano simpatici e per le maestre definite dopo 1 mattina "bravissime". Chiamo mia mamma e riferisco...l'unica frase che le è uscita è stata " ma le hai chiesto se in classe ha qualche extracomunitario??" . Apriti cielo. Credo abbiano sentito le mie urla in tutto il nord italia.  Se tua nipote ti dice il nome di un bimbo chiaramente straniero allora puoi chiederle da che paese proviene la sua famiglia, ma per me è il massimo che puoi fare...IO NON VOGLIO CHE CHI STA VICINO AI MIEI FIGLI/NIPOTI SIA RAZZISTA...

esagero???

9 commenti:

  1. beh non credo sia razzismo, forse io farei la stessa domanda.
    è umano, pensa a quella classe con 19 bambini extracomunitari e 1 solo italiano?

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  2. ALINA..Lo so, ma l'hanno spedita apposta in una scuola "bilanciata". é ovvio che 1 italiano con 19 extracomunitari finisce per sentirsi un pò pesce fuor d'acqua, in particolare se i bimbi parlano fra di loro in arabo o spagnolo...

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  3. Al volo perchè sono super incasinata.
    Se tua madre è sempre incasinata dovresti concederle il beneficio del dubbio (sulle intenzioni di una frase infelice) e magari pensare pure che è meglio dirle certe cose che pensarle e poi, ipocritamente, cambiare marciapiede.
    So che nella tua famiglia c'è l'abitudine e l'apertura verso il "diverso" e quindi credo che sia stata più l'espressione di una preoccupazione per ciò che si sente e si legge sui giornali o per l'idea che la sua nipotina dovrà affrontare qualcosa che per lei è difficile, che altro.
    Il razzismo non credo sia la difficoltà nel confrontarsi, ma il rifiuto di confrontarsi.
    MAgari dille che ci sono e che è una cosa fantastica vederli tutti insieme

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  4. Mia madre avrebbe fatto la stessa domanda, perché lei AMA gli extracomunitari e vorrebbe che i suoi nipotini crescessero in un ambiente il più possibile multiculturale. Non è che la tua, magari, è della stessa opinione?
    Ormai, gli immigratidi seconda genrazione sono in quasi tutte le classi delle scuole pubbliche. Secondo me è un bene. Non è detto che "rallentino la classe". Moltissimi sono nati qui, sanno perfettamente l'italiano e, se no, lo imparano molto in fretta. Crescere vicino a qualcuno che viene da esperienze molto diverse dalle tue può aprire la mente più di qualunque discorso della maestra sulla "diversità".

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  5. tua madre non è ipocrita e riflette l'approccio della maggior parte delle persone. credo-e questo è peggio-che molti giovani pensino quello che pensa tua madre ma evitino di dirlo apertamente. tua madre dimostra di essere più realista di quanti non si dichiarino di larghe vedute: non si tratta "solo"di appurare i requisiti per l'accesso all'istruzione(esistenti in tutti i Paesi del mondo peraltro)nè di bilanciare le classi sulla base di criteri numerici(utile ma non sempre fattibile specie in certi quartieri ad alta densità di stranieri residenti). la conoscenza della lingua è un requisito importante per tutti, stranieri e non, quindi, mi pare giusto che tutti siano nelle condizioni di seguire. un bambino che non è in grado di seguire le lezioni non rallenta la classe perchè la classe va avanti lo stesso, semmai, resta indietro con conseguente perdita dell'anno scolastico.
    poi, la lingua è il veicolo ma l'integrazione non passa solo attraverso la comprensione verbale. non basta andare in viaggio di nozze in Kenya o in India per avere un'idea dei problemi che potrebbero porsi per alunni italiani e stranieri, per i loro genitori e le loro maestre.
    non pensiamo solo al caso ottimo del bambino nato in Italia, magari, da una famiglia onesta di lavoratori; pensiamo ai bambini che non sono nati in Italia i cui genitori non capiscono ben l'italiano e non sono seguiti dalle Segreterie; pensiamo ai bambini che non possono avere il corredo scolastico o che non possono partecipare alle gite o che non possono invitare i compagnucci a casa per il compleanno; pensiamo ai bambini che non vengono mai invitati a casa dei compagni italiani; pensiamo ai bambini che non sono solo cinesi, africani ma anche zingari dei campi nomadi.



    l'integrazione è un cammino lungo e tortuoso che non può essere messo in mano ai bambini ma deve essere guidato dagli adulti. non è un caso se esistono i MEDIATORI, figure bistrattate, che avrebbero il compito di spiegare alle parti in causa(stranieri e italiani)le reciproche diversità. l'integrazione dovrebbe avvenire prima di tutto tra adulti.

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  6. Forse stai generalizzando tu o forse non ho capito bene io il modo e il tono di tua madre. Io penso che, come dice bene @cream, l'integrazione avvenga prima tra adulti e poi tra bambini, ma è anche vero ch eun bambino non fa distinzioni di colore o nazionalità quando gioca, quando va a scuola fino ad una certa età. Di certo mi stupirei anch'io di sentire mia madre fare discorsi razzisti...

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  7. cream..hai ragione..una mia amica maestra s'è trovata in 3° un bimbo che nn dice una parola d'italiano...e nn riesce a farsi capire (Lui è indiano) i genitori di lui in casa non hanno mai parlato italiano ma solo indiano ed ora la maestra è arrabbiata perchè perderà tempo (lasciando indietro gli altri bimbi) per far imparare l'italiano a lui...

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  8. Char, io avrei reagito tale e quale, non sopporto queste uscite! Io in 3 elementare avevo una bimba che neanche sapevamo da dove veniva, non parlava una parola delle quattro lingue che conoscevo, eppure non ricordo giorni più belli di quelli passati a camminare per tutto il giardino, indicando oggetti, animali, piante, e dicendo il loro nome per farglielo imparare... Dopo due o tre mesi non è più venuta, chissà che fine ha fatto...

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  9. la mia amichetta era adottata...con lei era un continuo gioco dei mimi...

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